Chi siamo

Nella storia dell’AC nella Città di Lecce e nella Diocesi si segnalano i Circoli Giovanili sbocciati sul terreno coltivato dal primo circolo cattolico leccese intitolato al patrono Sant’Oronzo, fondato con 45 soci il 19 giugno 1873 dal barone Luigi Martucci.
Il circolo esprime la Società della Gioventù Cattolica Italiana di cui Martucci era socio e ha come finalità quella di giovare «al benessere morale della presente scompigliata società in preda alle più false ed erronee dottrine di religione e di giustizia».
Nei primi del ’900 (1907) si impone l’Associazione giovanile “Dante Alighieri”, prototipo dei successivi circoli cattolici fra i quali ricordiamo il “Giosuè Borsi” sorto nel 1921 per iniziativa del parroco della cattedrale Francesco Petronelli, presidente Antonio Fiocca; nello stesso anno a Melendugno nasce il Circolo “Sacro Cuore”, mentre, sempre a Lecce nel ’23, per iniziativa del sac. Pasquale Micelli, viene fondato presso la parrocchia di San Giovanni Battista al Rosario il Circolo “Mons. Luigi Zola”. Altre sezioni di Gioventù Cattolica: nel 1923 a Magliano “S. Luigi”, a Monteroni “Juventus”, a Novoli “S. Giovanni Berchimans”, a S. Pietro Vernotico “Pier Giovanni Rizzo” a Squinzano “Pio XI” (quest’ultimo nel 1924 conterà 120 soci), Surbo “Nova Juventus ”, Trepuzzi “Silvio Pellico”, Vernole “Luciano De Carlo”, Carmiano “don Perosi”, Torchiarolo “A. Manzoni”.
Il Movimento delle donne, già nel 1909, nasce a Lecce in un incontro presieduto dal vescovo Mons. Gennaro Trama, alla presenza della promotrice nazionale principessa Giustiniani Bandini, ed ha come prima presidente la contessa Felicetta Romano a cui segue Donna Laura Casotti Orlandi, assistente il sac. Domenico Colelli. Le donne hanno formato generazioni di fanciulli, lottando, nello stesso tempo, per la santità della famiglia e coltivando con attenzione delicatissima le vocazioni al sacerdozio. Nel 1919 il Movimento Donne si suddivide in Gioventù femminile e Unione Donne. Fra le figure di spicco: Emma Fiocco che nel 1928 diviene propagandista nazionale nel Consiglio Superiore, Maria De Simone Paladini, Isabella Pedaci, Clementina De Pietro Fumarola, Maria Fazzi, Maria Reale, Maria Lazzaretti. Già prima del 1930 l’AC era presente in diversi comuni della diocesi, come a San Cesario. Nei primi anni ’30 l’Azione CattolAssemblea_AC_Paolo_VIica registra un notevole incremento particolarmente nei due rami giovanili. Nel 1934 la sezione della Gioventù Femminile è presente in 30 parrocchie su 37 con 1300 tesserate.
Ciò che caratterizza l’impegno associativo sin dalla fondazione è la capacità di rispondere alle istanze della storia, via via differenti, testimoniando il primato dell’amore verso Cristo e verso i fratelli. Laici della statura dell’Avv. Giuseppe Rossi Berarducci Vives, presidente regionale pugliese e poi diocesano della GIAC, e figure di assistenti quali, oltre i già citati Petronelli, Micelli, Colelli, Vincenzo Manca, Achille Doriguzzi, Antonio Agrimi, Ugo De Blasi sono sicuramente gli artefici di una storia gloriosa che ha inciso profondamente nella formazione delle coscienze e nel progresso civile. Grande è stato l’impegno del vescovo Mons. Alberto Costa nel consolidare e rilanciare l’Azione Cattolica chiamata a ricondurre, tramite la formazione, la società alla dottrina cattolica. Grazie al suo intervento presso le autorità locali la crisi del ’31, che esplode anche a Lecce con l’aggressione delle squadre fasciste all’Associazione “Giosuè Borsi”, non ha le conseguenze registratesi in altre diocesi. Nel suo appello del 14 giugno del ’31 esorta i giovani di AC a sopportare la prova e ad ergersi «al di sopra delle contingenze dell’ora».
La flessione imposta dai due conflitti mondiali non spegne l’ardore apostolico dei soci che, anche nel clima creatosi dopo il 25 luglio 1943, non rinunciano a donarsi agli altri senza nulla chiedere. Come scrive mons. Ugo De Blasi, assistente in quegli anni del citato circolo ”Luigi Zola”: «Ai battenti di quella che fu la sede-cenacolo si picchiava con insistenza. Si riaprì quasi sede-rifugio: allargammo le braccia a reduci e a dispersi, offrimmo conforto e ristoro, continuammo a non tenere conto ne’ di lingua, ne’ di colore, in tutti scorgendo le divine sembianze, i fratelli in Cristo».
A Mons. Costa subentrò nel 1951 Mons. Francesco Minerva che ha guidato la diocesi nelle stagioni del pre-Concilio, del Concilio e del post-Concilio, ponendo tra i principali obiettivi quello di dare nuovo impulso alla vita dell’AC perché fosse il fermento delle antiche e nuove comunità parrocchiali a cui egli da vita nel suo lungo episcopato. Nei primi anni ’50 aderirono all’AC diocesana i componenti di alcune aggregazioni laicali preesistenti, tra le quali va ricordata la Juventus Antoniana (1951). Negli anni ’50 e ’60 Mons. Minerva conduce l’Associazione verso lusinghieri traguardi avvalendosi della collaborazione di assistenti fra cui ricordiamo il delegato vescovile mons. Antonio Giancane, a cui subentrò il citato mons. Ugo De Blasi, don Sandro Rotino, don Franco Lupo, don Antonio Caricato, don Salvatore De Giorgi, don Benedetto Bisconti, don Vito De Grisantis, don Gino Brindisino e di laici tra cui Carmine Cecere, Giovanni Tondi Della Mura, Giuseppe Caione, Reno Sacquegna, Concettina Martusciello, Lina Galante e Franco Gustapane.
Il rinnovamento radicale richiesto dal Concilio consente all’Azione Cattolica della diocesi di Lecce di rinnovarsi radicalmente, anche se attraverso un doloroso travaglio aderendo con convinzione al nuovo Statuto nazionale del 1969. Il nuovo volto dell’Associazione è stato incarnato, negli ultimi trenta anni, nella quotidianità sociale e nelle diverse realtà parrocchiali, grazie all’impegno dei vescovi Michele Mincuzzi, Cosmo Francesco Ruppi e dell’attuale vescovo Domenico Umberto D’Ambrosio. Il loro zelo, coadiuvato dall’opera di assistenti come mons. Francesco Mannarini, don Attilio Mesagne, mons. Carlo Santoro e attualmente mons. Antonio Montinaro e di laici come Lucio Caprioli, Maria Rita Verardo, Antonio Martano, Antonio Calabrese, Antonio Rollo e Massimo Vergari, ha consentito all’Azione Cattolica di essere fermento vivo nella società e nella comunità ecclesiale di oggi nella fedeltà agli ideali che l’hanno animata fin dalla fondazione.